Una disputa storica: andare al Termino o andare a Laceno?
A volte ci capita di trovarci in situazioni strane e al quanto complesse dovute a “rivalità” su argomenti astratti e all’apparenza (secondo me realtà) inutili. Allora dalla disputa politica (seria), si passa alle “rivalità” calcistiche, alle “rivalità” culturali, alle “rivalità” storiche e non potevate immaginare (almeno credo) alle “rivalità” naturalistiche. Ebbene si, anche gli appassionati di montagne e di turismo sull’appennino si vantano e si scontrano sulle località preferite, ma la vera e propria disputa tra gli amanti dell’Irpinia è “l’ossessione” Terminio o Lago Laceno? Ovvio che per “rivalità” non si intende una competizione reale e agguerrita (ci mancherebbe) però è simpatico confrontarsi con questi due mondi di pensiero ed è assurdo, ma nello stesso tempo costruttivo, pensare che vi siano scambi di opinioni nel prediligere questo o quel posto. Terminio e Laceno sono per eccellenza le due località che si scontrano in questa “gara”; una gara senza vincitori ma che crea quel meccanismo di “ricerca” in grado di sviluppare tesi e argomentazioni che all’apparenza non si sarebbero mai prese in considerazione. Ma passiamo alla disputa che si basa su punti fondamentali come: paesaggistica, impatto ambientale, fauna e flora, punti di ristoro, turismo invernale e particolarità. Senza entrare nel merito del Terminio, che per me è una montagna eccezionale e piena di fascino, caratterizziamo il “Laceno” sotto questi punti di vista. Ci tengo a precisare che amo indistintamente tutti i monti campani e che per me la disputa e solo spunto di approfondimento, ma il Laceno è quel “loco” che in ogni caso mi avrebbe rapito per la “mia storia”.
Operando allora questa distinzione direi di interessarci della paesaggistica come primo aspetto di distinzione del posto. Come abbiamo ripetuto più volte è un altopiano posto a 1100 m, circondato da monti alti dai 1650 ai 1809 ricoperti da fitte faggete. La faggeta è l’elemento caratterizzante di tutto il comprensorio Irpino e Picentino ma è prorpio qui che inziamo a notare le prime differenze con il resto dei monti. Una innata “irregolarità precisa“, una trasformazione della vegetazione in “perfezione sparsa” fanno in modo che le faggete del “laceno” rappresentino una meravigliosa “improvvisazione della natura” dove ogni albero se pur collocato in maniera ineccepibile (come la natura sa fare) non rende l’idea di un tutt’uno col bosco. Quante volte vi sarete addentrati in una faggeta e avrete pensato che “è tutto uguale”. Ebbene, qui il concetto del “è tutto uguale” svanisce, forse per un’immersione psicologica dei sentimenti (chi sa), eppure ti accorgi di vivere in un mondo che non conosce regole e che tra i suoi gemelli si differenzia.
Passando dall’aspetto vegetale, l’attenzione cade invece anche su aspetti umani veri e proprio e quindi sull’impatto ambientale del villaggio turistico e del circuito. Per quanto l’uomo possa sempre danneggiare e trasformare l’ambiente sull’altopiano regna ancora una certa “legge”, la legge della sobrietà e del rispetto nelle costruzioni. Tralasciando il vecchio Hostel abbanonato (vi saranno degli articoli in merito) che tutt’ora in qualche modo rappresenta una caratteristica, la presenza esterna si confonde con quella vera e cosi un’area pic nic ben integrata con bracieri e fontane in pietra si abbina a villette montane (stile trentino alto adige), ad un villaggio sistemato e preciso, fin addirittura ad un presidio dei Carabinieri in pieno stile appenninico. Non manca purtroppo la scostumatezza e la barbarie dell’uomo che in determinati periodi dell’anno “attenta” alla vita del luogo (ne parleremo). Sul turismo Invernale e sulla ristorazione avremo modo di soffermarci in seguito (con un bell excursus sulle tipicità bagnolesi) , mentre su alcune particolarità metteremo il punto ora (salvo riprenderle per approfondire). La neve, il lago, i colori, l’acqua…apparentemente 4 elementi omologati,eppur qui diventano 4 essenze tutte da scoprire. Dal cristallo di neve che qui grazie all’esposizione ai venti prende una forma a scaglia particolare, al lago che cambia forma, ai colori dell’acqua e del comprensorio che mutano anche più volte in una sola giornata. Inutile perdersi in poesie, ma questi elementi sono tutti documentati e alcuni studi che sto portando a termine sui colori del lago renderanno l’idea della grandezza della natura.
Quindi, da ciò che abbiamo raccontato ne emerge una disputa seria e costruttiva, una disputa che serve anche da incentivo a studiare e a valorizzare i nostri sentieri e le nostre roccaforti del turismo. Terminio e Laceno si contendono il trono delle particolarità e delle bellezze, una sfida tra veri appassionati difficile da aggiudicarsi (tranne per sentimento ovviamente) che continuerà all’infinito accrescendo ogni volta e incrementando il suo “bagaglio tecnico e culturale”.
Angelo Mattia Rocco