Le “ore” del Lago
“Come “un camaleonte il lago cambia colore ad ogni evenienza” (cit.) e cambia colore in ogni stagione e attimo dell’anno. Ma la bellezza di questo posto è anche la grandezza nel rinnovarsi agli occhi in diverse parti della stessa giornta nelle stesse stagioni. Durante le mie numerose “visite” ho avuto la grande opportunità di poter documentare gli effetti e i giochi di luce in quasi la loro totalità di sfumature, eppur son convinto che prima o poi l’ultimo tassello, ossia la notte, rientrerà all’interno delle mie ricerche. Fin ora un po per volontà personale, un po per necessità e per ovvietà l’alba, la mattina, mezzogiorno, il primo pomeriggio, il tardo pomeriggio e la sera sono state tutte esperienze verificate. L’enorme differenza di visione che appare alla vista è sbalorditiva, un vero e prorpio gioco di colori che a seconda dell’inclinazione dei raggi, della potenza degli stessi e del periodo regalano particolarità entusiasmanti.
L’alba come punto di riferimento per eccellenza dei giochi di luce, rende l’atmosfera sobria e sottile, quasi sempre accompagnata dalle nebbioline tenui, l‘altopiano regalerà quel sapore di “nuovo” legato alla sensazione di qualcosa di “antico” relegato nella memoria e negli anni. Infatti, non è da poco quello strano sentimento che mi riempie di gioia quando vedo la luce del sole che pian pian tenta di valicare la “muraglia” che circonda il lago. Una sensazione di primitivo, legata ovviamente al fattore del silenzio che gioca un ruolo fondamentale in questa “reazione“. Naturalmente come ovvio che sia l’alba porta con se una serie di elementi precisi, diversificati stagione per stagione, che meritano “poeticamente” una descrizione a parte e personalizzata.
Quando il sole riesce nel tentativo del “valico“, i primi raggi toccano “terra”, non violenti e con tutta la grazia della natura accarezzano l’erbetta del piano cominciando dai primi pascoli fino a riflettersi e a specchiarsi sulle piccole onde, formate dal vento, del lago . Gli animali iniziano ad orientarsi e sembrano quasi convinti e decisi a riprendere il loro posto nell’altopiano dopo una notte quasi sempre gelida a causa delle inversioni termiche.
Il sole inizia a posare alto e prima che tocchi il centro comincia già a colorare e ad “infiammare” le tonalità del verde in primavera, del giallo in estate (secchezza dei campi), del rosso in autunno e del bianco in inverno. Nel mezzo della mattina che noi raggiungiamo il massimo della lucentezza e della vita, finchè a mezzogiorno e da mezzogiorno inizia il lento calare dietro il Raiamagra che rimanda la vita alla notte e fa si che il sonno dei colori prenda il sopravvento. Ma quel “sonno” non è “morte” ed è cosi che tra il primo pomeriggio e i primi segni di declino del sole da piena lucentezza iniziamo ad avvertiere, magari stando nel lato all’ombra del circuito ed osservando l’aloptiano al centro, quella caldezza interirore che si perpetra dagli occhi all’anima. Una situazione “calda” che avviene anche in inverno, quando il tramonto rende rosacea la candida neve.
Inizia a calare il sole, la luce non giunge più e lo scuro avanza, le prime luci del villaggio si accendono, il lago inzia a tingersi di un blu particolare in inverno e di un verde scuro in estate, chiaro segno del riposo che attenderà il Laceno durante la lunga notte…