Gara ciclistica al Lago Laceno
L’ora della mia prima gara ufficiale sul Lago Laceno era arrivata. Un pomeriggio d’estate, non ricordo il mese di preciso, caricammo la bici in un furgoncino di mio padre e ci avviammo su per la salita. Arrivammo abbastanza presto, il raduno era ancora pressocchè nullo e c’erano solo 2 o 3 ciclisti che si stavano riscaldando. Nel frattempo io ero teso ed agitato, ne venivo da una prestazione abbastanza buona al “trofeo Di Muro” a Pontecagnano, ma nello stesso tempo una gara completamente pianeggiata non l’avevo mai affrontata e cosi mi sentivo in difficoltà. La partenza era situata davanti alla “Sorgente della Tronola“, una delle fontane del Lago, situata al fianco dell’unica area di servizio, di fronte ad una piccola area pic nic adiacente ad alcuni residence. Dopo aver riempito le borracce ed aver preso un caffè al bar, mi sedetti su una panchina per distendere un po i muscoli e osservavo intanto l’afflusso delle altre squadre arrivare. Io non facevo parte di un vero e prorpio gruppo, diciamo che ho sempre corso da individuale e cosi ogni corsa venivo accompagnato da mio padre e mio nonno che facevano da assistenza con l’ “ammiraglia”. Ad un tratto la strada diventò piena di biciclette ed io inzia a riscaldarmi attorno al circuito facendo qualche giro lento in agilità. L’alto numero di partecipanti non mi sconvolgeva ma capii subito che non saremmo partiti tutti insieme e cosi l’organizzazione decise di dividere il gruppone in 2 batterie. La prima composta dalle categorie dai 25 ai 35 anni e la seconda dai 36 ai 70 con l’inclusione della categoria allievi ossia la mia. All’inizio questa scelta mi piacque perchè consideravo il gruppo inziale più forte ma poi le cose cambiarono letteralmente.
La giuria ci chiamò alla linea di partenza, la prima batteria fu quella del gruppo 25-35 anni e cosi dopo circa 3 minuti dal primo “via”, partimmo anche noi. Il circuito si percorreva in senso orario, si doveva completare per ben 15 volte e al quindicesimo giro bisognava uscire dal circuito per completare la corsa su una salita posta esattamente all’ingresso dell’altopiano. Un circa 300-500 metri con una pendenza dell’8-9% dove era situato l’arrivo. La gara iniziò subito con un ritmo elevato nonostante il rettilineo di partenza fosse in leggerissima salita e con vento contrario. Non si scendeva mai sotto i quaranta orari nella battute iniziali e subito si andarono a formare le prime fughe. Un corridore del mio “gruppo” (non lo citerò neanche perchè non merita) e con una certa esperienza mi cosnigiò di rintuzzare i primi attacchi e di entrare nelle prime fughe, al chè iniziai cosi, tirando ad oltre 50 chilometri all’ora e spendendo diverse energie. Subito però capii che era solo un consiglio infingardo, dato che lui stava sfruttando il mio lavoro. Decisi di starmente nella pancia del gruppo per un bel po, non tiravo e non davo cambi, quando all’improvviso nella penultima curva del circuito (quella dove si incrociano le strade che riportano a Bagnoli Irpino) la mia ruota posteriore andò a colpire una pigna caduta da un albero, la bici sbandò di colpo verso la sinistra del gruppo, ma fortunatamente io non caddi e il gruppo mi evitò. Quell’incidente scatenò l’ira di alcuni “anziani” i quali senza ritegno iniziarono ad urlare e a inveire contro di me come a pensare che io sarei voluto cadere apposta. Le urla e le “minacce” mi intimidirono, cosi per mia sfortuna mi misi in coda al gruppo faticando leggermente di più a tenere il passo dato che nella pancia si stava molto meglio. Passarono cosi quattro o cinque giri, finchè non trovai un ragazzo di Bagnoli Irpino che staccandosi dalla prima batteria era entrato nel nostro gruppo e inziammo a parlare negli attimi concitati. Si chiamava Tonino e siccome era fuori gioco decise di aiutarmi e di farmi da gregario, mi consigliò di mettersi alla sua ruota e di seguirlo ovunque perchè mi averebbe condotto nei meandri del gruppo facendomi risalire e faticare poco. Intanto i giri passavano e alla pompa di benzina l’addetto con il cartello segnò 1 giro al termine. Gli attimi di quel giro furono tremendi, l’andatura si alzò alle stelle e Tonino mi sussurrò che dopo aver completato questo giro, nel finale mi avrebbe lanciato sul falsopiano adiacente al ristorante “Lo spiedo” e da li avrei dovuto continuare da solo , con la testa bassa e stringendo i denti fino alla salita. Cosi facemmo, Tonino fece una sorta di lunga volata, io a ruota e quando lui si spostò io filai dritto verso l’area pic nic del Lago e verso l’ultimo stappetto prima del rettlineo conclusivo che mi avrebbe portato alla salita finale. La fatica era immane, io correvo ad oltre 54Km/h da solo, il vento dava fastidio, il gruppo rinvenvia ma io ero sempre davanti, quel che bastava per affrontare il tratto finale con tranquillità. Lo sforzo diventò tremendo ma stavo per giungere li, all’imbocco dei 400 metri finali quando la giuria mi fermò e mi indicò che avrebbero voluto fare un altro giro. Ero letteralmente disperato, avevo faticato inutilmente, le gambe erano durissime, quasi con le lacrime dallo sforzo decisi di tentare il tutto per tutto e continuai a correre sul circuito senza farmi riprendere, ma il gruppo era deciso e mi raggiunse. Per “punirmi” non mi facevano entrare e continuavano a tenermi avanti di qualche metro per continuare a farmi faticare. Dal gruppo scatta il fratello del “collega” che mi faceva rintuzzare le fughe all’inizio ed io, ormai tagliato fuori per la fatica dalla vittoria finale, per orgoglio mentre lui mi urlava di non inseguirlo per farlo vincere, feci l’ultimo sacrifico e rintuzzai quella fuga. All’ultimo chilometro non ce la facevo più, provai a rientrare, mi riposai un po, cercavo di conservare qualcosa per la salitella finale, ma al primo passo sul 9% i crampi mi presero ed io cedetti tantissime posizioni nello sconforto totale e nel dispiacere assoluto.
Quando la “giuria” ti fa perdere una corsa, non è come averla persa sul campo, non sei stato sconfitto dal tuo avversario ma dalla cattiva organizzazione e cosi al sol pensare a quella ghiotta occasione mi viene rabbia e tristezza. Son passati anni e non sono andato più a riprovare quella gara, se non una prova a cronometro nel 2004.
Ora nel mio immaginario c’è un giorno nel quale tornerò li su e farò mia questa corsa (dovrò riprendere ad allenarmi però) sperando di poterla raccontare su questo blog.